Centri monastici medievali,
scrigni della cultura europea
Il sistema monastico, che si sviluppa in Europa a partire dal IV secolo e fiorisce tra VI e XI-XIII secolo, ha un ruolo chiave nella unificazione sociale e culturale del continente.
Alle origini del monachesimo occidentale
Le iniziali esperienze di vita ascetica, anche comunitarie, dei primi cristiani si registrano in Oriente così come in Occidente già a cavallo tra il II e il III secolo, ma le origini del monachesimo vanno ricercate nel vicino Oriente, in Egitto, Siria, Palestina, Asia Minore a partire dalla seconda metà del III secolo. A questo periodo risalgono i cenobi di Tabenissi, sul Nilo, raccolti intorno a san Pacomio; e a Cesarea, in Cappadocia, intorno a san Basilio. Si costituiscono, parallelamente, anche gruppi di donne, che si riuniscono per vivere insieme nella preghiera e nel silenzio.
Esperienze di vita eremitica e cenobitica
Le origini del monachesimo occidentale si registrano nel IV secolo, quando sant’Atanasio di Alessandria e più tardi san Girolamo, che fanno conoscere gli usi e i costumi della vita monastica osservati in Oriente. Fioriscono in Europa alcune esperienze ispirate agli ideali monastici, come quelle di Martino di Tours, nella Gallia romana, e sant’Agostino (IV sec.), di Germano di Auxerre, in Britannia, e Patrizio in Irlanda (V sec.), dei monaci di Lérins in Provenza (V sec.). Nel VI secolo si assiste ad una vera e propria fioritura di cenobi nella penisola iberica, nelle isole britanniche, nei regni franchi.
A partire dal VI secolo, in Italia, sorgono nuovi eremi, si sperimentano esperienze di vita monastica basate sulla preghiera, sull’ascetismo, sulla carità, talvolta sullo studio delle Scritture, promosse da vescovi oppure nella cerchia delle famiglie aristocratiche romane, e nel Sud Italia, forme di vita cenobitica influenzate dalla cultura bizantina. Si viene delineando, in quel frangente, la vicenda umana e spirituale di Benedetto da Norcia. Benedetto da Norcia (ca. 480-547), dopo aver condotto vita eremitica in uno speco vicino Subiaco, fonda e dirige dodici piccole comunità di discepoli sparse nei pressi del primo insediamento; e nel 529 si stabilisce a Montecassino. Qui avvia una vera e propria esperienza cenobitica, e completa la stesura della Regola.
I centri monastici dell’Europa medievale e moderna
L’affermazione dell’ordine benedettino in Europa
Inizialmente, la Regula Sancti Benedicti è poco conosciuta al di fuori dei centri monastici dei territori limitrofi. Nel VI secolo, Gregorio Magno fonda a Roma un luogo di culto e un piccolo cenobio ispirato alla regola benedettina; più tardi, nell’VIII secolo, il testo è fonte di ispirazione per la vita monastica di alcuni centri dell’Europa occidentale. La svolta si verifica in età carolingia (IX secolo); ne è protagonista Benedetto di Aniane che, operando dall’interno della corte di Carlo Magno, determina l’affermazione dell’ordine benedettino in tutta Europa:
…da tutti venne osservata un’unica regola e tutti i monasteri furono così ricondotti ad una tale forma di unità che i monaci sembravano fossero stati educati da un unico maestro e in un unico luogo…
si legge nella biografia di Benedetto di Aniane. I centri monastici benedettini diventano la principale “famiglia monastica” dell’Europa medievale e l’attività spirituale e intellettuale che vi si svolge contribuisce a suscitare il progresso culturale.
L’esigenza di un ritorno alla stretta osservanza della Regola di San Benedetto e il tentativo di rinnovamento della vita monastica si registra già intorno all’anno Mille. Un vero e proprio rinascimento del monachesimo benedettino è stimolato soprattutto dai cluniacensi (inizio X sec.) e dai cistercensi (fine XI sec.), mentre nascono nuove esperienze di eremitismo, come quella dei verginiani (XII sec.), e di vita cenobitica, come quelle dei camaldolesi (prima metà XI sec.) e dei certosini (fine XI sec.). In Italia, la riforma cluniacense è introdotta in centri monastici preesistenti come l’Abbazia imperiale di Farfa, quella cistercense nell’Abbazia di Casamari; è, invece, affidato ai certosini il monastero di Trisulti, a Collepardo. Solo più tardi, nel XIII secolo, secolo fanno la loro comparsa gli ordini mendicanti: i predicatori (domenicani), i francescani.
Una nuova spinta al rinnovamento dell’esperienza monastica benedettina si osserva ancora in età tardomedievale. In provincia di Siena, sorge l’Abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore (1313) a capo della congregazione degli olivetani; a Padova, l’abate Ludovico Barbo promuove la riforma dell’Abbazia benedettina di Santa Giustina (1409), che aggregherà intorno a sé numerosi monasteri tra i quali l’Abbazia di Montecassino, la Badia di Cava dei Tirreni e quella di Praglia e darà vita alla congregazione cassinese. In età moderna, nel contesto di crisi concomitante alla Riforma e culminante all’epoca della Controriforma, nascono nuovi ordini monastici, come quelli dei gesuiti, degli oratoriani, dei teatini. In Francia, nel 1618 i benedettini si riuniscono intorno alla congregazione di San Mauro.
Monasteri luoghi di produzione e trasmissione di conoscenza
Le biblioteche e gli scriptoria medievali
Nel Medioevo, il sistema monastico – essenzialmente quello benedettino, il più esteso e ramificato – svolge un ruolo chiave nell’unificazione culturale europea. Nei complessi monastici medievali si accentrano attività di studio, produzione, conservazione e trasmissione della conoscenza mentre la mobilità dei monaci e del patrimonio librario dei monasteri consente un proficuo scambio dei saperi. Il mondo benedettino rappresenta una grande rete culturale che supera i confini politici e unisce i centri dell’Italia meridionale ai monasteri della pianura padana e delle regioni alpine all’Europa continentale, alla penisola iberica, alle isole britanniche. Erudizione, spiritualità e arte si fondono nei codici trascritti e decorati dai monaci benedettini. Grazie all’instancabile lavoro delle maestranze benedettine sono giunti sino a noi i classici dell’antichità pagana così come i testi dei padri della Chiesa, le Sacre Scritture, scienza e pseudoscienza, liturgia e devozione.
Il monachesimo di tradizione latina si rinnova
L’esigenza di un ritorno alla stretta osservanza della Regola di San Benedetto e il tentativo di rinnovamento della vita monastica si registra già intorno all’anno Mille. Un vero e proprio rinascimento del monachesimo benedettino è stimolato soprattutto dai cluniacensi (inizio X sec.) e dai cistercensi (fine XI sec.), mentre nascono nuove esperienze di eremitismo, come quella dei verginiani (XII sec.), e di vita cenobitica, come quelle dei camaldolesi (prima metà XI sec.) e dei certosini (fine XI sec.). In Italia, la riforma cluniacense è introdotta in centri monastici preesistenti come l’Abbazia imperiale di Farfa, quella cistercense nell’Abbazia di Casamari; è, invece, affidato ai certosini il monastero di Trisulti, a Collepardo. Solo più tardi, nel XIII secolo, secolo fanno la loro comparsa gli ordini mendicanti: i predicatori (domenicani), i francescani.
Le riforme degli ordini monastici in età tardomedievale e moderna
Una nuova spinta al rinnovamento dell’esperienza monastica benedettina si osserva ancora in età tardomedievale. In provincia di Siena, sorge l’Abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore (1313) a capo della congregazione degli olivetani; a Padova, l’abate Ludovico Barbo promuove la riforma dell’Abbazia benedettina di Santa Giustina (1409), che aggregherà intorno a sé numerosi monasteri tra i quali l’Abbazia di Montecassino, la Badia di Cava dei Tirreni e quella di Praglia e darà vita alla congregazione cassinese. In età moderna, nel contesto di crisi concomitante alla Riforma e culminante all’epoca della Controriforma, nascono nuovi ordini monastici, come quelli dei gesuiti, degli oratoriani, dei teatini. In Francia, nel 1618 i benedettini si riuniscono intorno alla congregazione di San Mauro.