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Le regole monastiche
e la Regula di san Benedetto

Ispirata alla Scrittura e alla tradizione monastica, la Regola di san Benedetto racchiude l’essenza della spiritualità e della vita comunitaria del cenobio benedettino e pone le basi per lo sviluppo del monachesimo occidentale.

Ms. Hatton 48, Photo: © Bodleian Libraries, University of Oxford

Le prime forme di cenobitismo regolato e la Regola benedettina

La stesura di una regola per definire la vita spirituale e di preghiera e le attività della vita quotidiana di una comunità – generalmente retta da un superiore, “padre”, abate – caratterizza le prime esperienze di vita monastica in Oriente come in Occidente. Le più antiche regole note sono quelle di Pacomio e Basilio (in Oriente), le istituzioni cenobitiche di Cassiano, le regole di Casario di Arles – scritta per un monastero femminile –, dell’anonimo Maestro (in Occidente); molto più numerose quelle che non ci sono pervenute.

La Regula Sancti Benedicti nasce nel primo quarto del VI secolo con il preciso intento di regolare la vita del cenobio di Montecassino, ed è estesa poi ai monasteri di Terracina e di Subiaco dove risiedono in comunità alcuni discepoli del fondatore. La diffusione europea della regola benedettina, più tardi, a partire dal IX secolo, si deve all’opera riformatrice dell’abate Benedetto di Aniane e va interpretata nel clima di riordino ecclesiale e politico promosso da Carlo Magno.

La Regula è imposta come unico codice disciplinare e liturgico nei monasteri di gran parte dell’Europa. Strutturata in una premessa e 73 capitoli, fornisce precise indicazioni sull’organizzazione della vita del monastero e sui doveri dei monaci, a cominciare da quelli dell’abate. Per la sua stesura, san Benedetto si ispira alle Sacre Scritture, alla tradizione cenobitica orientale e occidentale, ai padri della Chiesa.

1. Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno, 2. in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza.

Il testo della Regula

Il Prologo della Regula Sancti Benedicti si apre con un invito all’ascolto, all’ordine, alla disciplina, all’obbedienza.

Nel testo si alternano combinano doveri e proibizioni: nei primi capitoli si definiscono le qualità e le virtù del monaco, dell’abate, le caratteristiche della comunità; seguono poi alcune norme relative alla preghiera; quindi le regole riferite agli altri aspetti della vita quotidiana del monastero, dai servizi ai pasti, dal lavoro all’accoglienza degli ospiti. Non mancano precise indicazioni su obblighi, divieti e punizioni.

Nel quadro dell’organizzazione della vita quotidiana del monaco benedettino, la Regola dedica ampio spazio alla lettura, sebbene le norme inerenti a questo compito non siano concentrate in un unico capitolo. Formatosi a Roma in giovane età, Benedetto comprende pienamente quando sia importante che i suoi monaci possano raggiungere un certo livello di istruzione. Saper leggere è infatti indispensabile al monaco per pregare – una preghiera che è recitata e cantata – e per la crescita spirituale.

Commentarius in Regulam Sancti Benedicti, Chronica Sancti Benedicti, Monumenta Ordinis Monastici, sec. X (915-934), Casin. 175, p. 2, Archivio dell’Abbazia di Montecassino

Nel monastero benedettino, al di fuori della liturgia delle ore, sono previste la lettura personale e la lettura comune. Non solo letture prettamente bibliche ma letture spirituali, scritti dei padri della Chiesa e vite dei martiri. Al Capitolo IV – Gli strumenti delle buone opere, la Regola prevede:

[…] Ascoltare volentieri la lettura della parola di Dio, dedicarsi con frequenza alla preghiera

Un intero Capitolo (XXXVIII) della Regola è dedicato alla lettura in refettorio:

Alla mensa dei monaci non deve mai mancare la lettura, né è permesso di leggere a chiunque abbia preso a caso un libro qualsiasi, ma bisogna che ci sia un monaco incaricato della lettura, che inizi il suo compito alla domenica. […] Nel refettorio regni un profondo silenzio, in modo che non si senta alcun bisbiglio o voce, all’infuori di quella del lettore. […] questo incarico va affidato solo a coloro che sono in grado di edificare i propri ascoltatori.

È prevista la lettura comune, dopo cena, prima della compieta (Capitolo XLII):

…i monaci si riuniscano tutti insieme e uno di loro legga le Conferenze o le Vite dei Padri o qualche altra opera di edificazione…

Ma nella Regola di san Benedetto c’è anche spazio per la lettura personale, come si evince dal Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano:

… 13. Dopo il pranzo si dedichino alla lettura personale o allo studio dei salmi. 14. Durante la Quaresima leggano dall’alba fino alle 9 inoltrate e poi lavorino in conformità agli ordini ricevuti fino verso le 4 pomeridiane. 15. In quei giorni di Quaresima ciascuno riceva un libro dalla biblioteca e lo legga ordinatamente da cima a fondo. 16. I suddetti libri devono essere distribuiti all’inizio della Quaresima. 17. E per prima cosa bisognerà incaricare uno o due monaci anziani di fare il giro del monastero nelle ore in cui i fratelli sono occupati nello studio, 18. per vedere se per caso ci sia qualche monaco indolente, che, invece di dedicarsi allo studio, perda, tempo oziando e chiacchierando e quindi, oltre a essere improduttivo per sé, distragga anche gli altri.

I libri sono parte del patrimonio del monastero: nel Capitolo XXXIII – Il “vizio” della proprietà della Regola il fondatore prevede:

[nessuno] pensi di avere nulla di proprio, assolutamente nulla, né un libro, né un quaderno o un foglio di carta e neppure una matita…

E tra le “cose strettamente necessarie” a disposizione del monaco benedettino c’è anche l’occorrente per scrivere, che è messo a disposizione dell’abate:

…Ma, per strappare fin dalle radici questo vizio della proprietà, l’abate distribuisca tutto il necessario e cioè: cocolla, tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago, fazzoletti e il necessario per scrivere, in modo da togliere ogni pretesto di bisogno.

La formazione umanistica del monaco

Meditazione, preghiera ed edificazione spirituale fanno parte dei doveri del monaco, e la lettura è un requisito indispensabile per adempiere a questi doveri. Nel monastero si leggono le Sacre Scritture (selezionate e non in tutti i periodi dell’anno), ma anche vite dei martiri e testi dei primi scrittori eruditi cristiani: Ambrogio, Cassiano, Leone Magno… Un tale “uso” della lettura e della scrittura nel quadro della vita dei monaci implica necessariamente una conoscenza della lingua letteraria, la grammatica latina, a cui si presume che i monaci siano istruiti sin dall’ingresso nel cenobio e in modo continuato. I classici pagani varcano così le porte del monastero, come strumenti per lo studio della grammatica latina.

EDIZIONI

Edizioni della Regola

La più antica testimonianza della Regola, conservata presso la Bodleian Library a Oxford, è il codice Hatton 48, risalente ca. ai secoli VII-VIII. Nelle biblioteche dei complessi monumentali monastici italiani sono conservate edizioni antiche e di pregio, come Casin. 175, la più antica copia illustrata, custodita presso l’Abbazia di Montecassino.

Casin. 175

ABBAZIA DI MONTECASSINO

Parigi, 1481

MONASTERO DI SANTA SCOLASTICA

Venezia, 1500

BADIA DI CAVA DE’ TIRRENI