Paolo Diacono,
storico dei longobardi
Vita e opere del monaco cassinese Paolo Diacono, autore della più straordinaria opera che narra la storia dei longobardi.
Un erudito longobardo tra corti e monastero
Il monaco cassinese Paolo Diacono (ca. 720-799) nasce a Cividale, nel ducato del Friuli, uno dei più importanti centri dell’Italia longobarda. Figlio del nobile Varnefrido, dopo i primi studi nella città natale si trasferisce a Pavia dove completa la propria formazione alla corte dei sovrani longobardi. Il suo primo ingresso nell’Abbazia di Montecassino risale alla metà dell’VIII sec., probabilmente al seguito di Ratchis, appartenente alla dinastia ducale friulana, re dei Longobardi dal 744 al 749. In questo periodo, mentre la comunità monastica cassinese comincia a rifiorire dopo la prima distruzione, Paolo entra in contatto con la corte del ducato beneventano. Tra il 781/782 e il 786, Paolo soggiorna in Francia, dove si reca per chiedere la liberazione del fratello Arichi prigioniero dei franchi, alla corte di Carlo Magno. Torna definitivamente in Italia, nell’Abbazia Montecassino, dove si dedica alla stesura dell’Historia Langobardorum e alla formazione di giovani allievi che giungono numerosi al monastero per studiare con lo stimato e riconosciuto maestro.
Le opere di Paolo Diacono
Al monaco cassinese è stato a lungo attribuito erroneamente il commento in Regulam S. Benedicti, in Casin. 175, custodito nell’Archivio di Montecassino. Nei codici cassinesi, troviamo comunque traccia dell’attività del monaco in carmi, omeliari e vite dei santi copiati nello scriptorium nell’Abbazia di Montecassino. Come il carme “Ordiar unde tuos”, in onore di San Benedetto, conservato nel ms. 272; o il sermone per l’Assunzione nel ms. 98. Allo scrittore dell’Historia Langobardorum sono attribuite altre opere a carattere poetico, carmi ed epitaffi in versi, composte alla corte dei duchi di Benevento e poi in Francia. Il maestro cassinese compila libri liturgici, come l’Homiliarius redatto su invito di Carlo Magno, che in Francia ha modo di apprezzarne la vasta cultura. Scrive, inoltre, una Historia Romana, compendio dell’opera di Eutropio, per Adelperga figlia del re Desiderio; il Liber de episcopis Mettensibus o Gesta episcoporum Mettensium, storia del cenobio locale per il vescovo di Metz; e un’agiografia di San Gregorio Magno nella Vita Gregorii Magni.
La stesura dell’Historia Langobardorum
La monumentale opera sulla storia dei longobardi è compilata da Paolo Diacono nella seconda metà dell’VIII secolo presso l’Abbazia di Montecassino, dove il monaco si è definitivamente ritirato dopo il soggiorno in Francia. La “storia nazionale dei longobardi”, in latino, si compone di sei libri. Ispirandosi all’Historia Francorum di Gregorio di Tours e all’Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda, opere portate a Montecassino dopo il soggiorno presso il re dei franchi, il monaco attinge all’Origo gentis Langobardorum (opera di autore anonimo del VII sec.) e alla ricca tradizione orale di corte.
Paolo Diacono, Historia Langobardorum, Royal MS 13 A XXII f002v, particolare (Londra, British Library)
La narrazione copre un arco temporale molto lungo, dalle mitiche origini scandinave (una costruzione politico-letteraria priva di fondamento nella realtà storica), alla costituzione del regno e ai rapporti con l’impero bizantino e si chiude con la morte di Liutprando nel 744, tra ricostruzione, testimonianza storica, commento e interpretazione. Il manoscritto originale è andato perduto, ma la narrazione sull’origine e le gesta delle genti longobarde sopravvive in oltre cento codici conservati in istituzioni culturali europee e statunitensi, spesso incompleti e lacunosi. Come il Codice Cividalese (Cod. XVIII), conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli; il Royal MS 13 A XXII, con preziose decorazioni, proveniente dallo scriptorium dell’abbazia benedettina di Mont Saint-Michel (fine XI secolo) e conservato alla British Library; l’antico Cod. Sang. 635, copiato nel nord Italia, forse Verona (IX secolo) e presto giunto presso l’Abbazia di Sankt Gallen, nella cui biblioteca oggi è custodito. E il manoscritto Harley 5383 della British Library, Londra, che in tempi recenti è stato attribuito ad un copista d’eccezione: Giovanni Boccaccio.