I monaci di
Cereatae Marianae

Il primo insediamento monastico di Casamari nasce sulle fondamenta in un antico luogo di culto nel territorio della cittadina romana di Cereatae Marianae.

Abbazia di Casamari, Museo archeologico

L’abbazia di Casamari, attualmente compresa nel territorio del comune di Veroli, nel Lazio meridionale, sorse all’inizio dell’XI secolo sui resti dell’antico centro romano di Cereatae Marianae, situato nella valle del Liri, lungo la via Latina non lontano da Arpino. La località di Cereatae – dove i benedettini edificarono la prima abbazia e dove, più tardi, i cistercensi eressero l’imponente complesso monastico nello stile gotico-cistercense – aveva acquisito l’appellativo di “Marianae” in onore di Gaio Mario (157-86 a.C.), generale e console di epoca repubblicana, cui aveva dato i natali.

Antichi reperti

Il piccolo centro romano di Cereatae Marianae comprendeva edifici pubblici affacciati sul foro, luoghi di culto, terme e ville sparse sul territorio. Un ponte ad unica arcata sul il torrente Amaseno facilitava la circolazione lungo la via Latina. Tracce del lontano passato di Casamari sono state rinvenute nel territorio su cui sorge l’abbazia: strutture murarie, contenitori in terracotta, iscrizioni, anfore, monete, frammenti di sculture, decorazioni pavimentali e pittoriche… Inoltre, le cronache del monastero documentano il ritrovamento di fossili di animali preistorici, di sepolture dell’età del rame e di insediamenti attribuibili a popoli italici (volsci, erinci), che testimoniano l’occupazione di queste terre già in epoca preromana.

Abbazia di Casamari, Museo archeologico, reperti
Il museo archeologico dell’Abbazia di Casamari

A partire dal XIX secolo, grazie all’interesse degli stessi monaci di Casamari, venne sistematizzata la raccolta dei numerosi reperti archeologici. La prima sistemazione dei materiali risale al 1918, mentre alla metà degli anni Cinquanta del Novecento data la prima esposizione museale, allestita nei locali della galleria meridionale del chiostro. Nel 2003, il museo archeologico è stato riaperto al pubblico dopo una nuova riorganizzazione che ha permesso di valorizzare i ritrovamenti e di esporre alcune preziose tele provenienti dalla chiesa e dal complesso monastico.