L’abate Alferio
Vita e opere del monaco cassinese Paolo Diacono, autore della più straordinaria opera che narra la storia dei longobardi.
Della vita del nobile salernitano fondatore del monastero di Cava dei Tirreni si conoscono pochi particolari. Nato intorno al 931, protetto dei principi di Salerno, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo fu inviato da questi come ambasciatore in Francia. Costretto da una malattia a sostare nel monastero benedettino di San Michele della Chiusa, lungo la via che collega Torino a Chambery, incontra Odilone, abate di Cluny, e fa voto di consacrarsi alla vita religiosa in caso di guarigione.
L’esperienza eremitica
Guarito, Alferio raggiunge la grande abbazia di Cluny, in Borgogna, dove abbraccia la Regola benedettina e veste l’abito monacale. È il principe di Salerno Guaimaro III a richiamarlo nel principato, attribuendogli il compito di ricondurre a “stretta osservanza” le comunità monastiche locali. Ma presto, il monaco lascia la corte e si consacra a vita eremitica, ritirandosi in una grotta ai piedi del Monte Finestra, nella Valle metelliana, presto raggiunto dai primi discepoli, attratti dalla sua fama di santità.
La fondazione del monastero di Cava dei Tirreni
La presenza di un nutrito gruppo di discepoli induce Alferio a promuovere la costruzione di un monastero. Ottenuto dal principe di Salerno Guaimaro IV, intorno al 1025, un terreno attraversato dal fiume Selano, circondato da aree boschive e campi coltivati, dà inizio all’edificazione della badia e della chiesa, dedicata alla Santissima Trinità. Il monastero accoglie giovani di illustri casate e ottiene doni e privilegi. L’abate fondatore della badia di Cava dei Tirreni muore nel 1051; gli succede l’abate Leone da Lucca.