Badia della Santissima
Trinità di Cava dei Tirreni
La piccola comunità dell’abate Alferio, divenuta ben presto casa madre di un’autorevole congregazione monastica con vasti possedimenti in tutta l’Italia meridionale, fu anche sede di un vivace scriptorium medievale nell’ambito del quale operarono copisti e miniaturisti di grande valore. Il suo ingente patrimonio librario, scampato in gran parte a distruzioni e soppressioni, è diventato oggetto di speciale cura da parte dello Stato italiano quando la badia è stata dichiarata “monumento nazionale”: la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale Badia di Cava possiede preziosissime pergamene, codici e manoscritti sciolti, oltre ad una collezione di prime edizioni a stampa e un ricco fondo moderno.
La fondazione della Badia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni si deve al nobile Alferio, uomo di corte dei principi di Salerno in seguito divenuto monaco nell’Abbazia di Cluny. All’inizio dell’XI secolo, dopo un’esperienza di vita eremitica, decide di edificare un monastero nella valle del Selano, intorno alla grotta Arsicia, non lontano da Salerno, per accogliere i primi discepoli, che abbracciano come lui la Regola di San Benedetto.
Secondo l’uso della Regola di San Benedetto, il primo insediamento monastico di Cava dei Tirreni voluto dall’abate Alferio è dotato di una raccolta di libri, utili al monaco per la sua formazione spirituale. Tra il XII e il XIV secolo, la raccolta libraria cavense si arricchisce tanto attraverso cospicue donazioni quanto grazie a codici compilati dai monaci del cenobio.