Legenda de vita et obitu sancti
Guilielmi confessoris et heremitae
La fonte principale sul fondatore dell’abbazia di Montevergine è il codice n. 1, la Legenda de vita et obitu sancti Guilielmi confessoris et heremitae.
La Legenda de vita et obitu sancti Guilielmi confessoris et heremitae è nello stesso tempo una preziosa fonte di informazioni sull’agiografia di San Guglielmo da Vercelli e una straordinaria testimonianza della perizia dei monaci che la compilarono. Il manoscritto risale al XIII secolo mentre la legatura è della metà del XVII secolo; è composto di due esemplari della stessa opera, che differiscono per alcuni particolari. Il testo è strutturato in tre parti: prologo, la vita Guglielmo e i suoi prodigiosi miracoli. Gli agiografi di San Guglielmo furono presumibilmente i monaci suoi discepoli; generalmente la stesura del manoscritto è attribuita al monaco Giovanni da Nusco.
IL CODICE IN BREVE
CODICE 1 (62214)
Soggetto: Legenda de vita et obitu Sancti Guilielmi
Tipologia: manoscritto latino membranaceo del sec. XIII
Caratteristiche: 295 x 205 mm; 109 carte; numerazione recente; legatura in marocchino rosso bruno; dorso a cinque nervature, fregi in oro, taglio dorato
Esemplari:
- (cc. 1-65), in scrittura beneventana su due colonne di 20-21 righe, con rigatura a piombo; rubriche in rosso, iniziali dei capitoli alternativamente in rosso con decorazione violacea ed in viola con decorazione in rosso, capoversi in rosso [tavv. I, 55];
- (cc. 66-109), in scrittura gotica libraria minuscola su due colonne di 28 righe, con rigatura a piombo; rubriche in rosso, iniziali dei capitoli sempre in rosso, con qualche decorazione in viola.
San Guglielmo da Vercelli nei racconti dei suoi agiografi
Dalla Legenda de vita et obitu Sancti Guilielmi scopriamo che il giovane Guglielmo, nato a Vercelli, in Piemonte, lasciò ben presto la nobile famiglia e vestì i panni del pellegrino per raggiungere Santiago de Compostela. In seguito, raggiunse l’Irpinia, forse diretto in Puglia con l’intenzione di imbarcarsi verso la Terra Santa. Chiamato a vita monastica, creò la congregazione verginiana e diede impulso alla fondazione dell’Abbazia di Montervergine e del monastero femminile del Goleto, con a capo una badessa. L’esemplare del codice in scrittura beneventana (cc. 1-65) ci restituisce anche un “ritratto” del fondatore vestito con gli abiti monacali, con tonaca rossa, scapolare e cappuccio verdi.